Giuseppe Gazerro: intervista al Rocker casertano

Giuseppe Gazerro, insegnante di lingua inglese di origini casertane, ha trascorso la sua vita immerso nel mondo del rock ‘n’ roll. La sua passione per la musica si è manifestata fin da bambino, quando ha iniziato a scrivere canzoni già alla fine degli anni ’60, ancor prima di diplomarsi al Liceo. La sua carriera musicale ha attraversato diverse fasi e band, ma il suo talento e la sua dedizione sono rimasti costanti.

Lo abbiamo intervistato in occasione dell’uscita del nuovo singolo “Questi passi”.

Come sei arrivato alla musica?

Negli anni ’70, quando rimasi folgorato dal Rock – che allora si chiamava Pop, a dire il vero.
Da allora la musica è sempre stata la causa di tutto quello che ho fatto, dal laurearmi in Lingue per la passione derivatami dallo studio dei testi, dal diventare Insegnante avendo sempre la parola e il suono come motori della mia espressione.

Hai mai avuto paura di non essere all’altezza?

Francamente no; riconosco anzi che tra i miei difetti c’è una certa presunzione che non mi fa mai sentire inadeguato; corro invece il rischio di non ascoltare molto i consigli di altri, che è sempre sbagliato.
Ed ho spesso pagato questo atteggiamento.

Quale è stata la tua musica di riferimento?

All’inizio Edoardo Bennato su tutti.
A lui ho rubato la 12 corde acustico-elettrica, il kazoo, l’armonica a bocca, il tamburello a piede e il sentirmi one-man-band.
Da un punto di vista testuale, sicuramente Bob Dylan.
Ma se parliamo di musica ho riferimenti molto alti, che nulla hanno a che fare con quello che suono; il Jazz, ad esempio.
Non credo ci sia nulla di più alto di quello che ha fatto John Coltrane.

Hai uno strumento musicale al quale sei particolarmente legato?

Ho cominciato con la chitarra, come la maggior parte dei *rockettari* nei seventies.
Però non mi ci sono mai dedicato; non mi piace molto esercitarmi.
Ho studiato per un po’ il Basso, con cui raggiunsi risultati decenti negli anni ’80, quando riscuotemmo anche un certo successo; ma poi l’ho smesso.
Il mio vero strumento è il canto; la situazione in cui sono a mio agio è quando sul palco posso solo cantare senza pensare ad altri strumenti.

Recentemente è uscito il tuo nuovo singolo. Ci racconti com’è nato?

È nato dalla consapevolezza della mancanza di bellezza in molte delle cose che succedono intorno a noi; case diroccate, storie invecchiate.
No, questi passi non fan per me.
Il motivo vuole essere semplice e diretto per poter essere utilizzato in modo efficace anche sul palco.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Questo singolo funge da apripista per il nostro lavoro, dal titolo *Eleison* che uscirà quest’estate con 5 brani; per ora il mio progetto futuro più prossimo è quello di realizzare questo disco nel miglior modo possibile.
Ma spero di poter poi continuare con la stessa squadra a produrre molte altre cose, ovviamente.

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